domenica 2 gennaio 2011

Il primo giorno.

Continuare a girare. Girarmi le dita delle mani. Tanto per sentire come si piegano i pensieri, se ancora si piegano.
Continuare.
Perchè dev'essere abbastanza vicino, il posto dove ho dimenticato il mio nome. Vicino abbastanza così credo che valga la pena spingere un poco, fare fatica ancora un poco. Cacciare l'aria fuori, vedere tutti questi passi sul posto. Sedere sulla stessa sedia. Guardarmi fragile.

venerdì 24 settembre 2010

Tornare, ripartire. Modi all'infinito. Ma è tanto per dire.

venerdì sera. pioggia continua e penso che potrei cominciare da qui.
ritrovare le mie mani, dimenticare questa città.

[e ti direi che ultimamente capita di sentirmi un po' stretta, involuta.]

lunedì 16 agosto 2010

Riprendere il filo.

Il rumore della centrifuga mi ricorda che l'intera casa potrebbe decollare da un momento all'altro.
Non sarebbe male per ovviare alla poca originalità delle ultime ore.
A parte la grandine, le impalcature tremolanti e i progetti di rivoluzione, s'intende.

martedì 27 luglio 2010

Cose da gestire.

Che Milano si svuoti non basta.
Si svuotassero le mani, si vuotassero gli occhi e le tasche e tutte queste supposizioni.
Si sa che fa caldo. Si sa che il caldo consuma i pensieri, scava linee imprecise sulla schiena. Nemmeno il tempo di alzare la testa. Nemmeno il tempo di dire è adesso che mi bruciano le piante dei piedi, è adesso che dovrei spingere più forte sulle gambe, tollerare questi giorni così fisiologici, queste ore così sintomatiche, capire che ogni minuto è un guadagno, di fatica e sudore.

lunedì 5 luglio 2010

Riflettere sul concetto di famiglia.

Io di gatti non ne ho mai voluto sapere. Sono indipendenti e se ne infischiano di te.
Poi giri per casa e non sei mai tranquillo: un cosino nero pieno di pelo potrebbe sempre decidere di partire all'assalto.
E proprio quando meno te lo aspetti!

lunedì 21 giugno 2010

Essere lontani da casa.

ci sono queste ore della notte. di solito le ore in cui capisco che non ha senso preoccuparsi. della punteggiatura e degli errori e tutto il resto. mia madre mi chiama dall'altra stanza. e le gambe si muovono mentre mi avvicino all'acqua veloce. i ricordi sono una fila regolare. e ho le braccia alzate. penso a spegnere la luce. poi mi allaccio meglio le scarpe. e il freddo mi entra sotto la maglietta. la neve sopra tutte quelle panchine. tu ridi. io penso qui sarà buono per nascondermi. così ritorneremo. e poi saremo vento.

domenica 13 giugno 2010